Il villaggio delle officine
Sulla base dei principi dell’ergoterapia divulgati da Carlo Livi durante gli anni della sua direzione del manicomio senese, tra gli anni Settanta e Ottanta dell’Ottocento vennero costruiti piccoli edifici sul fianco della collina dei Servi, dopo che nel 1873 era stato realizzato un poderoso muro di sostegno del terreno.
Si tratta delle officine dei fabbri, calzolai e sarti, falegnami, vetrai e verniciari, oltre ai due reparti intitolati a Livi e Palmerini (poi Morselli) per la lavorazione dello sparto.
In questo modo veniva a realizzarsi il progetto del villaggio manicomiale diffuso, all’interno del quale i ricoverati che non manifestavano sintomi gravi potevano muoversi in una “completa apparente libertà”, rispettando regole e orari dell’ospedale. E, attraverso un’attività lavorativa ordinata, potevano recuperare in parte le attitudini sociali compromesse dalla malattia e il contatto con la realtà.
Come scriveva nel 1875 Ugo Palmerini, direttore del manicomio di Siena: “Solamente il lavoro può avere la forza di generare un cambiamento così profondo e sostanziale; il lavoro, padre di tutte le virtù, è l’unico sostegno da dare a coloro cui la malattia del cervello rende più fragili, più pronti a cadere in eccessi”.