Gli strumenti di Anestesiologia

Nonostante le pratiche di anestesiologia si sviluppino negli anni Quaranta dell’Ottocento, a inizio del XX secolo le tecniche sono ancora molto rudimentali e nella maggior parte dei casi l’induzione e il mantenimento dell’anestesia è praticato con maschere facciali molto rudimentali con un controllo limitato della respirazione del paziente. Ci si serve solitamente delle tradizionali maschere aperte di Esmarch e di Schimmelbusch o del cosiddetto ‘mascherone’ di Juilliard.

Il primo inalatore di etere con controllo della quantità di anestetico da somministrare è dato dalla maschera realizzata dal medico francese Louis Ombrédanne (1871-1956), chirurgo pediatra di Parigi, in uso per tutta la prima metà del Novecento.

La sua realizzazione è legata a una serie di incidenti mortali avvenuti in sala operatoria nel 1907, a seguito dei quali viene incaricato dal suo maestro Auguste Nélaton, uno dei chirurghi più celebri del tempo, di realizzare un apparecchio di anestesia facile da utilizzare e sicuro per il paziente. Ombrédanne realizza un prototipo utilizzando una latta per marmellata e una vescica di maiale. Riempie la latta di feltro impregnato di etere e vi posiziona un dispositivo forato che permette di regolare la quantità di anestetico da somministrare. La vescica di maiale consente al medico di ventilare il paziente manualmente in caso di arresto respiratorio causato dagli anestetici: è un primo valido aiuto alla respirazione del paziente, uno dei primi esempi di respirazione artificiale della storia.

Nella vetrina al primo piano del complesso sono inoltre esposti altri strumenti e farmaci legati alla storia dell’anestesiologia, flussimetri, un set per tracheotomia d’urgenza, inalatori, pallone AMBU e ventilatori portatili.