Il polmone d’acciaio

Il polmone d’acciaio, una speranza di vita per quanti si ammalavano di poliomielite

Al piano primo del complesso di San Miniato è visibile un polmone d’acciaio, antenato dei moderni ventilatori meccanici, è stato utilizzato per la ventilazione artificiale. Si tratta di un Polmone d’acciaio Zambelli tipo 2T-158 del 1960. La ditta A. C. Zambelli Torino, fondata nel 1879, è stata una delle prime industrie italiane a realizzare apparecchiature. Progettato nel 1876 da Eugène Woillez (1811-1882), è stato ripreso nel 1928 da Philip Drinker (1894-1972), professore presso l’Harvard School of Public Health, per tenere in vita i malati di poliomielite. Nella forma più grave il virus della polio paralizza i muscoli riducendo la capacità respiratoria, di ingestione e di parola, rendendo necessario supportare il malato con ausili nella respirazione. Il vaccino contro la polio è stato realizzato solo negli anni Cinquanta del Novecento.

Il polmone d’acciaio è costituito da un cilindro stagno collegato a una pompa, nel quale viene ospitato il paziente sdraiato supino con la testa che rimane fuori, bloccata da un collare di gomma che impedisce il passaggio di aria. Quando la pompa si aziona l’aria viene aspirata fuori, creando così una pressione negativa che permette l’espansione della gabbia toracica e l’immissione di aria nei polmoni. Nel ciclo successivo la pompa genera pressione positiva immettendo aria nel polmone d’acciaio. Questo fa sì che la gabbia toracica si contragga permettendo al paziente di espirare. Alternando periodicamente la pressione, il polmone d’acciaio simula la respirazione fisiologica. Attualmente questa tipologia di macchinario, essendo molto ingombrante e non permettendo la mobilità del paziente, è stata quasi del tutto abbandonata.