Dall’ingresso dello Stato nella proprietà ai grandi gruppi internazionali

Nei primi anni Settanta la Sclavo risente del periodo di inflazione dopo la crisi petrolifera del 1973.
Il 28 febbraio 1975 Antonio Cinotti riferisce al Consiglio di Amministrazione la difficile situazione finanziaria dell’Azienda. Un anno dopo, il 7 maggio 1976 Antonio Cinotti lascia la carica di amministratore delegato dopo 32 anni.
Come nuovo amministratore delegato viene eletto un uomo dell’ENI Ferdinando Fagnoni.
Paolo Neri viene nominato direttore generale della ricerca e Francesco Massone, anche lui nipote di
Achille Sclavo risulta confermato alla presidenza della Società.
Nella riunione del CdA del 28 aprile 1980 Francesco Massone annuncia che «l’ANIC (ENI) ha assunto il controllo azionario dell’azienda».
Negli anni 1987-1988 viene creata una joint venture con la società americana DuPont, che tuttavia non porta risultati apprezzabili.
Nel 1988 dalla fusione tra Enichem e Montedison del gruppo Ferruzzi-Gardini nasce Enimont, alla quale Eni porta in dote il 50% della Sclavo.
Il 30 luglio 1990, dopo il fallimento dell’operazione Enimont, la Sclavo viene acquisita dal gruppo Marcucci.
Il piano industriale di Marcucci propone prevede di sospendere le attività del Centro ricerche, di attuare il taglio di 400 posti di lavoro, di dimezzare il numero dei dirigenti.

A gennaio 1992 la Sclavo venne smembrata in tre tronconi:

  • gli emoderivati,
  • i vaccini,
  •  la diagnostica, che negli anni subirà vari passaggi di proprietà e che resta ancor oggi una piccola realtà imprenditoriale nel senese.

Ma è la divisione vaccini ad assumere un’importanza strategica, nonostante vari passaggi di proprietà tra diverse imprese multinazionali che si sono avvicendate: Chiron Vaccines, Novartis, e da ultimo il colosso britannico GlaxoSmithKline (Gsk).