Continuità e innovazione negli anni Trenta e Quaranta

Alla morte di Sclavo la direzione scientifica dell’Istituto fu assunta da Domenico D’Antona, formatosi all’Istituto Pasteur e allievo di Gaston Ramon, scopritore delle anatossine. Una scelta che testimoniava le importanti collaborazioni dell’Istituto senese a livello internazionale.
In quegli anni l’Istituto rischiò tuttavia di finire in cattive acque per una vicenda di malversazione amministrativa. Fu per questo che nel 1935 Dario Neri, che alcuni anni prima aveva sposato Matilde, una delle figlie di Sclavo, fu chiamato a guidare le sorti dell’impresa di famiglia. Sotto la direzione di Neri l’Istituto potenziò il legame con l’organizzazione sanitaria nazionale attraverso una fitta rete commerciale, cui venne affiancato un importante progetto di promozione dei prodotti Sclavo.
Neri pose le basi per un’opera di rilancio dell’Istituto in chiave industriale e così lo amministrò fino al 1944, quando lo lasciò ormai risanato nelle mani di Antonio Cinotti, suo collaboratore dal 1939.
Anche Cinotti era ‘uno di famiglia’ avendo sposato Eugenia Massone, figlia di Rosalia Sclavo. Era inoltre cugino dello stesso Dario Neri. Cinotti fu uno dei protagonisti dello sviluppo dell’Istituto, che all’inizio degli anni Sessanta divenne Società per Azioni. Mantenne la carica di amministratore fino al 1976.
Neri, D’Antona e Cinotti furono le tre persone che traghettarono l’Istituto verso la modernità.