La Cappella della Madonna di Provenzano
La decorazione ad affresco e stucco della cappella del Palazzo di San Galgano prese le mosse nell’aprile 1701, quando Alessandro Perini, proposto della Collegiata della Vergine di Provenzano, fece dono alle oblate che abitavano nel conservatorio del Soccorso di una immagine di quella stessa Madonna miracolosa. Lo scopo era di facilitare la devozione delle fanciulle, senza la necessità che uscissero dagli spazi del palazzo in cui erano alloggiate e l’immagine era destinata al coro della chiesa. Le dimensioni della tela però, in cui era incastonata l’immagine dipinta, raffigurante i Santi Giovanni Battista e Girolamo in adorazione, indussero a disporla su un nuovo altare nello spazio a capo della prima scala, venendosi a configurare così la cappella attuale. Filippo Sergardi, deputato della congregazione del Soccorso, contribuì alle spese dei “nobilissimi stucchi” per l’altare, affidati alle cure di Giovanni Antonio Mazzuoli e della sua bottega.
Alla scomparsa del Perini nel 1703, le suore e le famiglie deputate all’assistenza della congregazione si impegnarono a proseguire la decorazione della cappella, fornendola di reliquiari e ottenendo indulgenze da Roma, come quella per la Scala Santa, fatta costruire da suor Agata Caterina Valenti “con 130 ducati”. Anche l’altare posto alla sommità della Scala, con il rilievo del Cristo flagellato, fu modellato dalla bottega di Giovan Antonio Mazzuoli. Ben più vasto fu l’impegno del frescante, Vincenzo Ferrati – specializzato nel progettare e nell’allestire trionfi, catafalchi, o strutture effimere – che si incaricò di ornare sia le pareti della cappella, sia la scala di accesso al palazzo con l’anti-cappella. La decorazione illusiva sulle pareti, secondo i modi della pittura quadraturista molto invalsa a quel tempo, raffigura finte strutture murarie con oculi e finestre, cornici e volute ornate di vasi di fiori. Solo al centro delle volte, sia nella cappella che nell’anti-cappella, compaiono figure oggi molto deteriorate, cioè angioletti in volo, realizzati dalla bottega dei Nasini. Possiamo convalidare queste attribuzioni raffrontando gli ornati del Palazzo di San Galgano con quelli, strettamente coevi, dell’atrio del vicino oratorio della Trinità, dove all’incirca la medesima compagnia di artisti è attestata dalle fonti del tempo.
Alla conclusione dei lavori decorativi per la cappella, il 21 novembre 1710, l’arcivescovo di Siena, Leonardo Marsili, avrebbe inaugurato l’ambiente con la solenne benedizione e da quel momento la Scala Santa avrebbe ottenuto i benefici dell’indulgenza. Quella stessa data è inserita nella cartella posta sulla porta di accesso della stessa Scala, con la seguente iscrizione: “QUI INGREDITUR SINE MACULA ACCIPIET BENEDITIONEM – AD MDCCX”.
(Alessandro Angelini, professore ordinario di Storia dell’Arte moderna – Università di Siena)