Al Complesso didattico di San Miniato un nuovo percorso espositivo che va incontro al pubblico

 

Dagli anni Novanta del Novecento l’Università di Siena ha scelto di conservare e studiare strumenti storici provenienti dal dismesso ospedale di Santa Maria della Scala e dai Gabinetti universitari che vi avevano sede, nonché dal manicomio San Niccolò: una scelta importante che precede di molti anni il loro riconoscimento come beni culturali. Una scelta che ha visto l’impegno di colleghe e colleghi e in primis della professoressa Francesca Vannozzi.
A queste azioni si è subita affiancata la catalogazione, facendo del Centro Universitario per la tutela e la valorizzazione dell’antico patrimonio scientifico senese un partner dell’Istituto Centrale del Catalogo e della Documentazione per la realizzazione della scheda catalografica PST-Patrimonio Scientifico e Tecnologico. Tutto questo ha portato alla realizzazione di un deposito organizzato, aperto a ricercatori e persone interessate allo studio della strumentazione scientifica e in particolare medica.

Il mio arrivo alla direzione del Sistema Museale Universitario Senese nel 2015 ha determinato una profonda riflessione sulla funzione che il patrimonio di strumenti, che negli anni era stato messo insieme, studiato e in parte catalogato, poteva avere per l’Ateneo e per le comunità di riferimento. La nuova visione che da quel momento caratterizza le scelte del Sistema è far divenire il patrimonio di beni storico medici il punto di partenza per progetti di ricerca non solo in ambito museologico ma anche delle scienze mediche, di didattica, orientamento e Terza Missione.
Abbiamo così aperto nel 2017, il Museo di Strumentaria Medica nella settecentesca chiesa della Maddalena nel centro di Siena, strutturato come un laboratorio nel quale ci si confronta sull’accessibilità e sull’inclusione, si lavora per la divulgazione del sapere medico, si fa ricerca per tentare di colmare i gap nella formazione dei futuri medici per quanto riguarda le Medical Humanities e le questioni etiche.
Ogni azione ha alla sua base il ricco patrimonio di beni storico medici.
Molta parte del patrimonio di beni restava tuttavia non valorizzato nei depositi per mancanza di spazi espositivi.
È nata pertanto l’idea di realizzare un percorso espositivo diffuso: parte di quei beni chiusi nei depositi è stato portato fuori, ‘liberato’ per vivere una nuova vita: è il progetto che abbiamo denominato “Patrimonio storico scientifico diffuso”.

In occasione di Bright-Night 2025, il 23 settembre abbiamo inaugurato nella sede universitaria che ospita i corsi di Scienze, Farmacia, Biotecnologie e Medicina, il nuovo percorso espositivo. L’idea alla base del progetto è quella di rendere fruibili a tutti il maggior numero possibile di beni, attraverso una narrazione con pannelli informativi, QRCode che rimandano a podcast o immagini d’epoca per conoscere – solo per fare alcuni esempi – la storia della Chimica o della microscopia, dei farmaci galenici dell’antica Scuola Medica senese o il percorso dedicato alla ventilazione artificiale nella quale si possono toccare con mano un polmone d’acciaio, residuo dei tempi in cui la poliomielite colpiva in maniera indiscriminata, e una serie di ventilatori manuali e automatici della seconda metà del Novecento che ha dato origine a un progetto di ricerca sull’etica di fine vita. È possibile comprendere l’articolazione del percorso espositivo collegandosi al sito del SIMUS.

Ancora una volta le nostre collezioni di strumenti scientifici offrono nuovi spunti per fare ricerca, didattica e divulgazione e rendere il sapere scientifico attuale, disponibile e accessibile per la crescita culturale e sociale della società, in un’ottica di cittadinanza attiva e partecipata.
In quest’ottica il percorso sarà utilizzato per attività di didattica universitaria e di divulgazione scientifica rivolte alle scuole, per eventi destinati alla cittadinanza e, grazie alla completa digitalizzazione che intendiamo raggiungere, per una fruizione da remoto da parte di persone che per motivi diversi non possono venire al museo. Tra gli obiettivi attesi c’è anche quello di raggiungere, grazie alla sua diffusione in ambienti di studio, un target di persone – soprattutto giovani – che di norma non frequentano i musei.

È un progetto di percorso diffuso che vorremmo non si limitasse ai soli luoghi universitari. Per questo già lo scorso anno, proprio in occasione di Bright Night, l’Università e il Comune di Siena e la Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala hanno presentato pubblicamente un progetto teso a realizzare all’interno del Santa Maria della Scala un percorso espositivo permanente che racconti, anche attraverso antichi strumenti medico-scientifici delle nostre collezioni, la storia e l’evoluzione del millenario ospedale senese, per secoli sede anche della Facoltà di Medicina. Ma non solo il Santa Maria della Scala. Sono in corso interlocuzioni con l’Azienda Ospedaliero-universitaria senese che potrebbe ospitare nuclei espositivi diffusi per raccordare il nuovo policlinico alla millenaria tradizione dell’arte medica, della ricerca, della cura e dell’assistenza a Siena.

Davide Orsini
Direttore SIMUS