Una riflessione su come ‘prendersi cura’ dell’antico patrimonio scientifico

L’inaugurazione del percorso espositivo “Patrimonio storico scientifico diffuso” è stata l’occasione per una riflessione su come le collezioni di beni culturali scientifici possano rappresentare per gli Atenei una risorsa per la divulgazione dei saperi, un valore nell’orientamento e nella formazione universitaria, un invito per la discussione pubblica su temi di interesse per la cittadinanza.
Dopo i saluti istituzionali e la presentazione del percorso espositivo da parte dell’ideatore e curatore Davide Orsini, direttore del Sistema Museale, sono venuti spunti di particolare interesse dal Presidente del Sistema Museale dell’Università di Firenze David Caramelli, dalla Coordinatrice organizzativa del Sistema Museale dell’Università di Pisa Sabrina Balestri, dalla Funzionaria della Direzione Beni, Istituzioni e attività culturali della Regione Toscana Francesca Ciaravino, e da Federico Maria Pulselli e Chiara Mocenni, rispettivamente Delegato all’Orientamento e Delegata alla Terza missione (Public Engagement) dell’Università di Siena.

Moderati da Luca Maria Foresi, Presidente del SIMUS, i rappresentanti delle tre Università toscane e della Regione Toscana hanno testimoniato come il patrimonio scientifico possa diventare non solo memoria del passato ma anche strumento di ricerca, didattica e cittadinanza attiva. E proprio su questa linea il SIMUS si è posizionato nella realizzazione di questo progetto che è stato ritenuto dai vari esperti museali presenti un’esperienza unica nel panorama nazionale e una soluzione utile per far interagire sempre più il pubblico di studenti, docenti, personale dell’Ateneo e i pubblici esterni con il patrimonio culturale in modo diretto, anche se in ambienti non convenzionali. Le conclusioni sono state affidate a Fausto Barbagli, Presidente dell’A.N.M.S. (Associazione Nazionale Musei Scientifici) e museologo nell’Ateneo fiorentino. Barbagli ha riconosciuto il grande lavoro che il SIMUS svolge per quanto concerne la catalogazione, intervento preliminare e assolutamente necessario per la valorizzazione di un bene culturale. Ha inoltre ricordato ai rappresentanti dei tre Atenei l’importanza della salvaguardia di tali beni e l’obbligo di legge di garantirne la sicurezza e la conservazione ai sensi dell’articolo 30 del vigente Codice dei beni culturali e del paesaggio. Grande apprezzamento ha ricevuto il progetto di percorso espositivo diffuso per la sua capacità di raggiungere il pubblico ma una giusta riflessione è stata suggerita da Barbagli in merito all’opportunità di garantire servizi che sono propri del museo e che permettono di “offrire alla comunità esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze”. Un suggerimento subito raccolto dagli operatori senesi che assicurano comunque che questo progetto e il suo risultato sono saldamente legati al Museo di Strumentaria medica in grado di assicurare tali servizi.