Il Museo universitario di Strumentaria medica nasce alcuni anni fa con una mission ben precisa: oltre a conservare e studiare beni culturali di ambito sanitario, promuove la ricerca scientifica e stimola la riflessione su temi etici e sociali legati alla salute. Attraverso le proprie collezioni, esposizioni e attività didattiche, cerca di rendere la storia della medicina accessibile e coinvolgente, mettendola in relazione con questioni che riguardano il presente e il futuro della nostra società.
A Siena stiamo lavorando molto su questo ultimo aspetto perché crediamo che un museo di storia della medicina debba essere in prima linea nella formazione di bravi medici e professionisti sanitari, ma anche nella crescita culturale della società, promuovendo una corretta divulgazione sui temi di carattere medico. Il museo diviene così un luogo di confronto e di formazione formale e informale e, al contempo, uno strumento particolarmente interessante nella Medical Education, che pone un focus importante sul rapporto con il paziente in un’ottica di Medical Humanities. In tal senso possono essere lette le esperienze di tirocinio per gli studenti del corso di laurea in Medicina e Chirurgia che il Museo ospita da alcuni anni, ma anche il corso di studi sul rapporto medico-paziente e sull’etica del fine vita che ha preso spunto proprio dalle collezioni del Museo e che è frequentato da circa 300 studenti l’anno.
Grazie ai beni che custodisce, alle tante storie che questi beni raccontano e testimoniano, il nostro museo è chiamato a manifestare la propria responsabilità sociale partecipando alla formazione di una nuova generazione di cittadini, di medici e di pazienti consapevoli, in grado di combattere ogni forma di discriminazione e di stigma.
In questa volontà di avere un ruolo centrale nella promozione della salute e del benessere dei cittadini e dell’intera società, come presupposto di uno sviluppo sostenibile, non dimentichiamo però l’obiettivo originario del museo, quello di salvare, conservare e studiare i beni culturali. L’ultima iniziativa del Museo di Strumentaria medica è stato in tal senso il recupero e la messa in sicurezza di 17 antichi registri di autopsie e vivisezioni presenti presso la sezione di Anatomia patologica dell’Università di Siena, datati tra il 1862 e il 1968.
La presenza di tali registri è stata segnalata dal dottor Sergio Tripodi, Dirigente medico presso l’U.O. di Anatomia patologica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Senese. Il SIMUS si è subito attivato tramite il proprio Direttore Davide Orsini, il quale in collaborazione con la professoressa Marcella Cintorino, già docente di Anatomia patologica presso l’Ateneo senese, ha visionato e predisposto una relazione scientifica su tali beni. Ha quindi preso contatti con la dottoressa Paola Fontani, responsabile della Biblioteca di Area Medico Farmaco Biologica dell’Università di Siena, che si è detta disponibile ad accogliere i registri e a conservarli all’interno del patrimonio archivistico presente in tale Biblioteca, rendendoli fruibili per studi e ricerche.
Il SIMUS ha quindi operato come tramite tra il Dipartimento di Biotecnologie mediche e la Biblioteca medica in modo da perfezionare il trasferimento dei beni.
Il prossimo step sarà quello di studiare tali registri e inserirli in un progetto di valorizzazione dei beni culturali. Marcella Cintorino metterà a disposizione le sue capacità e la sua esperienza nell’ambito dell’Anatomia patologica e Davide Orsini collaborerà come studioso di storia della medicina e di museologia scientifica in modo da poter rendere fruibile tale materiale, in tempi brevi, nella sezione Musei diffusi del sito del SIMUS.