Arte e scienza al Museo di Strumentaria medica

Il Museo di Strumentaria medica, nella cornice tanto particolare e scenografica di una chiesa settecentesca, nasce come luogo di studio sulla storia della medicina ma anche di incontro e di confronto tra ambiti disciplinari diversi. Ed è pertanto in quest’ottica che giovedì 21 novembre ha accolto – in collaborazione con la Fondazione Musei Senesi – il primo appuntamento del progetto “VIS-À-VIS parole” che punta a valorizzare alcune delle scritture poetiche più interessanti del contemporaneo, attraverso dialoghi e presentazioni nelle suggestive strutture museali della città di Siena.
Gli incontri hanno l’obiettivo di promuovere la poesia contemporanea e i suoi scrittori, discutendo sulle più recenti pubblicazioni e sulle diverse poetiche autoriali. Uno spazio importante è lasciato alla lettura dei testi poetici nei musei della città, così che luoghi, opere d’arte e voci si incontrino e dialoghino, favorendo nuove connessioni e stimolando la riflessione artistica sul contemporaneo. Il progetto è promosso da un gruppo di giovani studenti, Ilaria Crocchini (Siena 1999), Andrea Ragazzo (Venezia 2000) e Beatrice Restelli (Milano 2000), che si sono formati all’Università di Siena dove stanno conseguendo la laurea magistrale in lettere moderne (Italianistica).
«Il primo appuntamento – scrive Beatrice Restelli – si è tenuto in uno spazio tanto suggestivo quanto spesso inesplorato, il Museo di Strumentaria Medica all’interno della chiesa di Santa Maria Maddalena. La scelta della location, oltre a mirare alla valorizzazione del luogo, si è rivelata subito adatta a ospitare il libro al centro della presentazione d’apertura: si tratta di Pietà, il romanzo di esordio di Antonio Galetta (Ceglie Messapica 1998) uscito a settembre 2024 per la collana Unici di Einaudi. Antonio ha dialogato con un ospite di alto calibro quale Niccolò Scaffai, docente all’Università di Siena, discutendo sui vari temi che il libro affronta. Al centro del libro, proprio il concetto di «pietà», che l’autore ha rappresentato con la sua scrittura scaltra e dirompente sotto tante sfaccettature, tutte valide e percorribili proprio perché tutte esistenti. Dalla lettura classica del concetto, a quella religiosa, fino ad arrivare a quella laica, Galetta ha riportato la sua personale visione del termine attraverso una citazione a lui cara, collocata in esergo al libro, tratta da Honoré De Balzac: “può essere, dopo tutto, che il suo egoismo si trasformava in amore”».