La Grotta Paglicci è una cavità che si apre sul promontorio del Gargano in provincia di Foggia. Il Dipartimento di Scienze fisiche, della Terra e dell’ambiente dell’Università degli Studi di Siena coordina le ricerche nel sito fin dagli anni Settanta, sotto la guida del professor Arturo Palma di Cesnòla prima, della professoressa Annamaria Ronchitelli e ora del professor Francesco Boschin.
Si tratta di uno dei più importanti siti paleolitici europei, in quanto la sequenza stratigrafica messa in luce, oltre ad aver restituito evidenza di alcune fasi di frequentazione da parte dell’Uomo di Neandertal, copre un periodo di circa 30.000 anni di storia umana legata ad Homo sapiens. Per quest’ultimo si va infatti da circa 40.000 anni a circa 13.000 anni fa. Il periodo in questione corrisponde all’ultima glaciazione e dunque Grotta Paglicci rappresenta un archivio inestimabile di dati paleoclimatici e paleoambientali che può mostrarci come le popolazioni umane paleolitiche si siano adattate a cambiamenti climatici piuttosto drastici. Nell’ambito delle complesse interazioni tra uomo e ambiente, a Paglicci sono presenti evidenze di una fase molto antica del processo di domesticazione del cane. La sequenza stratigrafica ci ha restituito numerosi resti umani, tra cui due sepolture integre, datate entrambe a circa 30.000 anni fa. Si tratta dei corpi di due individui femminili, cosparsi di ocra rossa e associati a corredi composti soprattutto da conchiglie e pendenti ricavati da canini atrofici di cervo.
Da un punto di vista genetico queste donne dalla pelle scura erano strettamente imparentate con individui coevi ritrovati in Europa orientale.
L’importanza di grotta Paglicci risiede anche nelle ricche testimonianze di produzione artistica: è infatti l’unico sito fino ad ora noto in Italia dove siano state scoperte pitture parietali paleolitiche. Si tratta in particolare di alcuni cavalli e di alcune mani dipinte utilizzando ocra rossa ottenuta da un ossido di ferro noto come ematite. Non mancano nemmeno le opere d’arte mobiliare, a Paglicci molto numerose, costituite da incisioni su ossa e ciottoli raffiguranti motivi geometrici, profili di animali e scene di caccia.
Francesco Boschin