Gli interventi del SIMUS e del Museo di Strumentaria medica al congresso nazionale ANMS

Nel mese di ottobre l’appuntamento è con il congresso dell’Associazione Nazionale Musei Scientifici – ANMS, che quest’anno si è tenuto nella splendida cornice di Aosta.

Durante l’estate mi ha raggiunto la telefonata di Elisabetta Falchetti, anima dei congressi ANMS e non solo per il ruolo rivestito nel direttivo dell’Associazione. Mi chiedeva di dare la mia disponibilità come discussant nella sessione Musei, Welfare e territorio per il congresso di ottobre. Nonostante le mie titubanze, è inutile dire che alla fine l’ha avuta vinta lei.

Questa sua proposta mi ha permesso di vivere con ancor maggiore partecipazione un appuntamento che nell’insieme è riuscito benissimo grazie anche a una perfetta organizzazione (e alla grande cortesia) dei colleghi del Museo regionale di Scienze naturali Efisio Noussan di Aosta.

E, oggi che Elisabetta ci ha purtroppo lasciato da qualche mese, mi consente di affidare a questa newsletter alcune righe per ricordarla come museologa, consigliera nazionale dell’Associazione Nazionale Musei Scientifici e collaboratrice di ECCOM, ma soprattutto ringraziarla per la cortesia e la stima sempre mostrate nei miei confronti e per l’aiuto che non ha mai fatto mancare. La ricordo lo scorso anno a Perugia estremamente interessata alla mia idea di un Open Badge in Museologia, interesse che si è trasformato in un vero e proprio prezioso contributo nella ideazione e nella realizzazione del corso, mostrando ancora una volta la sua capacità di leggere e interpretare sempre in maniera innovativa l’educazione scientifica nei musei e la comunicazione della scienza.

Come Direttore del Sistema Museale di Ateneo ho presentato ad Aosta una relazione su “Atena, l’alter ego robotico che rende fruibili da remoto i musei universitari senesi”, e per il Museo di Strumentaria medica una seconda relazione dal titolo “Un percorso espositivo e uno storytelling digitale per la narrazione della nascita”, nata dalla collaborazione con il collega dell’Università di Genova, Mariano Martini.

Nel primo intervento ho ribadito l’impegno, che da alcuni anni abbiamo preso, di far sì che i musei diventino sempre più luoghi nei quali si realizzano processi collettivi di produzione di conoscenza e spazi per la promozione di società sostenibili.

Le diverse piccole realtà dei musei universitari senesi si stanno quindi organizzando come luoghi dove perseguire il benessere degli utenti, anche in un’ottica di miglioramento dello stato di salute, di riduzione di sensazioni negative come l’isolamento sociale, lo stress, la solitudine, e di supporto per le persone colpite da malattie degenerative.

L’inclusione e la partecipazione sono concetti che coinvolgono il compito istituzionale dell’Università, perché permettono di intercettare le esigenze di conoscenza e di formazione degli utenti intesi nella loro variabilità individuale.

Per questo il Sistema Museale dell’Ateneo senese ha scelto di dotarsi di uno strumento per permettere la visita alle persone che non possono fisicamente venire nei musei, rendendoli in questo modo sempre più inclusivi e accessibili.

Si tratta di Atena, un Avatar dedicato in particolare alle persone con difficoltà motorie, che possono così ammirare da remoto gli ambienti museali e le collezioni attraverso un alter ego robotico, che può essere guidato autonomamente e che permette di interagire anche con il personale presente nel museo. È un tentativo di garantire qualità della vita a persone con gravi disabilità motorie e ai loro care-givers, aiutandoli a superare le difficoltà comunicative e di interazione.

Una simile scelta tende a incrementare le libertà personali, le opportunità sociali e la conoscenza che diventa una “risorsa collettiva”, particolarmente attuale in un momento, come il presente, di ripensamento e riorganizzazione della società verso principi di sostenibilità e benessere, anche in linea con l’Agenda europea 2030.

Atena è un dispositivo di Comunicazione Aumentativa Alternativa che nasce per restituire la possibilità di comunicare a coloro che conservano abilità cognitive intatte, ma soffrono di malattie neuro-muscolari di tipo degenerativo.

Ovviamente Atena può essere utilizzato anche da tutti coloro che per motivi meno gravi non possono in un dato momento recarsi di persona al museo e si sta dimostrando un mezzo particolarmente gradito dalle scolaresche che, attivando l’Avatar dal computer di classe, possono partecipare a tante esperienze formative organizzate dai musei, al di là di quelle che riescono a realizzare di persona al museo.

L’esperienza che può essere fatta attraverso l’avatar robotico è autenticamente immersiva: il sistema infatti permette di muoversi negli spazi, regolare audio, video e altezza del campo visivo autonomamente e quindi osservare gli oggetti in maniera ravvicinata, leggendo anche le didascalie.

Nel secondo intervento, riprendendo i concetti di base dell’inclusione e dell’accessibilità culturale che presuppongono il diritto alla conoscenza e a una educazione di qualità, ho presentato un progetto in fase avanzata di realizzazione prevede un percorso espositivo nel Museo di Strumentaria medica che, pur partendo da strumenti reali nella disponibilità del Museo, si sviluppa in percorso espositivo che si avvale di “tecnologie digitali per migliorare l’accesso all’eredità culturale e ai benefici che ne derivano” (Convenzione di Faro, 2005). Completamente digitalizzato, sarà fruibile da target diversi di pubblico, anche da remoto, oltre che negli ambienti museali.

Il tema della narrazione è quello della nascita, declinato nei suoi diversi aspetti medico-scientifici e sociali, e letto attraverso le professionalità, gli strumenti e gli arredi che ruotano intorno al parto.

Brevi video per i non udenti e con descrizioni nella lingua italiana dei segni narreranno la nascita, indagando saperi, tradizioni, professionalità che hanno caratterizzato nei secoli questo momento fondamentale della vita di ciascuno. Lo storytelling invece risulta un utile prodotto per includere nella fruizione del museo anche utenti che abbiano un handicap visivo.

Il percorso è dunque caratterizzato da un elevato grado di accessibilità, di inclusione e di partecipazione, combinando e integrando le strategie narrative con le risorse digitali. Sarà utilizzato per attività di didattica universitaria, di divulgazione scientifica rivolte alle scuole, per eventi destinati alla cittadinanza e, grazie alla sua completa digitalizzazione, per una fruizione da remoto da parte di persone che per motivi diversi non possono venire al museo. Da sottolineare la collaborazione scientifica, nelle fasi di ideazione e realizzazione, delle Università di Genova e di Siena, nelle quali il progetto verrà utilizzato a fini didattici nella Medical Education.

 

Davide Orsini, Direttore SIMUS