Lo scultore senese Vico Consorti (1902-1979) è noto principalmente come autore della Porta della Riconoscenza nel Duomo di Siena (1946) e della Porta Santa in San Pietro in Vaticano (1949), opere condotte all’insegna di una fedeltà al “vero” secondo i canoni di una mai contestata adesione alla tradizione. In realtà il percorso creativo di Consorti è assai articolato e differenziato, alla luce delle varie stagioni che lo videro impegnato in contesti storici, politici e culturali molto diversi e anche geograficamente assai distanti tra loro.
Dopo la formazione senese negli anni Venti tra simbolismo e tardo-liberty, lo scultore raggiunge la maturità artistica nella Roma negli anni Trenta, decennio che lo vede coinvolto in importanti cantieri di regime nella capitale ma anche a Livorno, a Napoli e nella stessa Siena. Con il ritorno a Siena nel dopoguerra, ha inizio per Consorti la fortunata sequenza di significative commissioni d’arte sacra e in particolare di prestigiosi portali bronzei, che gli valsero l’affettuoso soprannome di “Vico degli Usci”. Negli anni Cinquanta lo scultore trascorre un lungo periodo a Bogotá (Colombia), dove raggiunge l’architetto Angiolo Mazzoni per affiancarlo in una serie di lavori a carattere monumentale: un soggiorno problematico ma anche ricco di stimoli e opportunità. Nell’ultima fase di attività, rientrato definitivamente a Siena, Consorti non solo è l’artista di fiducia del conte Guido Chigi Saracini, ma attraverso la sua scultura intrattiene anche un intenso dialogo con la città e le Contrade.
La neonata Gipsoteca Consorti nel Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali, acquisita nel 2018 grazie alla generosa donazione da parte dei figli dell’artista, permette di ripercorrere l’intera attività dello scultore. La tipologia degli oltre cento gessi consortiani è assai diversificata: alcuni sono opere compiute e autonome, vere e proprie sculture presentate dall’artista in varie occasioni espositive; molti sono bozzetti, prime idee o varianti di opere rimaste allo stato di progetto o viceversa, realizzate in marmo o bronzo; alcuni sono modelli al vero di opere realizzate; altri, infine, sono piccole sculture a carattere “libero”, svincolate dalla prospettiva di un’immediata traduzione in materiali “nobili” e duraturi. In ogni caso si tratta di un corpus di grande interesse e bellezza, in cui i singoli pezzi vanno letti come tappe autonome del processo creativo e, in taluni casi, come il suo esito finale.
Compiuti i necessari interventi di restauro delle opere, attualmente la Gipsoteca Consorti è in fase di allestimento in una sala al primo piano del Complesso dei Servi: assieme alla Gipsoteca Dupré nel Museo della Contrada dell’Onda, alla Gipsoteca Sarrocchi nel Santa Maria della Scala e alla Gipsoteca Fracassi in Palazzo Pubblico, la città di Siena potrà quindi offrire una significativa panoramica di un secolo e mezzo di scultura senese attraverso i suoi principali protagonisti.
Luca Quattrocchi
Professore di Storia dell’Arte Contemporanea
Vice-Direttore delle Collezioni di Archeologia e d’Arte