Negli scorsi anni il Maestro di Bisso Chiara Vigo viene a contatto con Siena e in una delle sue visite decide di donare all’Università un ricamo realizzato con filo di Bisso che rappresenta il sigillo dell’Ateneo. In questo scritto Nicoletta Volante ripercorre questa esperienza e presenta Chiara Vigo e l’arte del Bisso.
Nell’autunno del 2013 fui contattata da Antonello Cini, un anziano senese all’epoca laureando in Antropologia presso il nostro Ateneo. Antonello mi propose di organizzare un incontro con il Maestro di Bisso Chiara Vigo. Non conoscevo personalmente il Maestro ma, per interessi di ricerca sulle antiche tecnologie tessili e tintorie scaturiti dalla pratica dell’Archeologia sperimentale, conoscevo bene la sua arte nel trattare quella particolare fibra animale che è appunto il bisso. Antonello voleva che Chiara testimoniasse la sua arte a Siena, affinché la città la conoscesse e si facesse sensibile alla salvaguardia di questa antica tradizione e del Maestro che la custodiva.
In visita a Siena, Chiara avrebbe portato in “dono” all’Università che l’accoglieva, una tela di lino antico, tessuto a mano, su cui avrebbe ricamato, con filo di bisso, Santa Caterina in trono, sigillo dell’Ateneo senese.
Secondo l’antico giuramento dei Maestri di Bisso, al quale Chiara è legata da quando era ragazzina, il bisso “non si vende e non si compra” ma può essere donato a istituzioni, capi di Stato, musei. Il fatto che il bisso non possa avere valore merceologico è il fondamentale discrimine tra Chiara Vigo e gli altri, pochi, maestri di bisso ancora esistenti nel Mediterraneo.
Fin da una remota antichità le coste del Mediterraneo furono luogo di produzione dei filati di bisso, la “seta del mare”, prodotto di altissimo pregio, destinato a vestire ed ornare sovrani, sacerdoti e personaggi eminenti. A Taranto e a Sant’Antioco, in Sardegna (terra natale del Maestro Vigo), fino a qualche decennio fa si lavorava ancora la preziosa fibra di cui si tentò addirittura l’industrializzazione anche attraverso la creazione di vere e proprie scuole che formarono diversi maestri di bisso. Il punto è che la “massificazione” e la commercializzazione del bisso non sono previste dalla maestria tradizionale. In questo senso, Chiara Vigo, a 65 anni, nella sua isola di Sant’Antioco, può essere considerata oggi, nel Mediterraneo e forse nel mondo, l’ultima depositaria di un’arte la cui origine sfugge alle fonti storiche e alla documentazione archeologica. Per tradizione, l’antico sapere del bisso si tramanda oralmente, attraverso generazioni, strettamente connesso alla ritualità delle “donne acqua”, che vivevano sulle rive del mare filando e tessendo la pregiata seta marina, al solo scopo di regalare luce al mondo.
Al termine di un lungo apprendistato a fianco di sua nonna Leonilde, un giuramento lega Chiara al bisso e al mare e vota la sua intera esistenza alla pratica, alla salvaguardia e alla trasmissione della conoscenza del bisso, vivendo semplicemente di offerte.
Molte sono le fonti antiche che documentano l’uso di questa fibra marina simile alla seta, dal colore e dai riflessi dell’oro. Si parla del bisso nei testi sacri e nei trattati naturalistici; dalla Bibbia, ad Aristotele, a Plinio. Spesso il bisso sembra comparire in leggende e miti: così il vello d’oro di Giasone, per taluni, altro non è che un tessuto di bisso. Lo stesso manto del re Salomone sarebbe stato di bisso. La documentazione più antica, ma non per questo certa, sembra riferire l’origine della lavorazione del bisso all’ambiente ebraico-caldeo, da dove si sarebbe poi spostata verso il Mediterraneo occidentale. A Sant’Antioco la lavorazione del bisso sarebbe stata introdotta dalla principessa Berenice di Cilicia, esiliata sull’isola.
Il bisso è una fibra tessile ricavata dal filamento di cheratina prodotto dalla Pinna Nobilis, il più grande mollusco bivalve del Mediterraneo (noto come nacchera o pinna), che si ancora ai fondali marini sabbiosi, nascondendosi nelle praterie di posidonia ad una profondità da 2 a 30 metri. Questa conchiglia, un tempo comunissima nei nostri mari, oggi è in via di estinzione ed oggetto di speciali programmi di tutela. La pesca di questo mollusco è quindi interdetta e con essa il reperimento del bisso. Nei trascorsi anni Ottanta Chiara Vigo ha iniziato a mettere a punto un sistema “sostenibile” di taglio dei filamenti della Pinna evitando la soppressione del mollusco.
In collaborazione con il Dipartimento di Biologia marina dell’Università di Cagliari ha sperimentato che tagliando solo i 5 cm terminali del filamento, senza estirparlo alla base, è possibile far sopravvivere l’animale una volta reintrodotto nel fondale sabbioso. Con questo metodo, per produrre 30 grammi di bisso pulito, da cui ottenere 21 metri di filo ritorto, Chiara, con almeno 100 immersioni in apnea, recupera 300 grammi di grezzo. Nessuna Pinna viene però pescata ed uccisa.
Dopo la raccolta, la fibra deve essere dissalata, cardata e, dopo un bagno schiarente in succo di limone, il bisso, ormai impalpabile al tatto, assume il particolare aspetto dorato. Successivamente il “bioccolo” viene filato e tessuto. Poco comune, ma possibile, è la sua tintura con colori di origine animale o vegetale.
Il “lavoro” di Chiara, di alta perizia tecnica, poggia su una tradizione orale di regole esatte, memorizzate attraverso canti, quasi preghiere, ed espresse in lingue antiche diverse. Ogni passaggio “tecnico” della maestria del bisso è la materializzazione di un vero e proprio rituale fatto di gesti, di formule che esprimono conoscenze multidisciplinari, saperi ancestrali in cui natura, artificio tecnico, creazione artistica, devozione, si sommano e interagiscono divenendo esperienza spirituale, sfuggendo al pragmatismo scientifico e percorrendo sentieri scomodi a molti. La condivisione di queste conoscenze è una delle missioni del Maestro Vigo che accoglie chiunque manifesti desiderio di comprendere.
Per Chiara Vigo e il patrimonio materiale e immateriale che custodisce è stato avviato il procedimento di iscrizione alla lista Unesco come patrimonio dell’Umanità. Ad oggi il nostro Governo ha insignito il Maestro Vigo della carica di Commendatore della Repubblica.
Il 16 maggio 2014 il Laboratorio e Insegnamento di Archeologia Sperimentale con il Centro di ricerca per lo studio e valorizzazione delle culture, tecnologie e paesaggi preistorici – CRISP del Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali organizzarono il primo incontro di Chiara Vigo a Siena. In quell’occasione l’allora pro Rettore Franceso Frati ricevette in dono il sigillo dell’Università ricamato da Chiara. A quell’occasione risale anche la realizzazione di un filmato a cura del Laboratorio di Antropologia visiva “Ars Videndi” del Dipartimento di Scienze sociali, politiche e cognitive, in cui Chiara presenta la sua maestria.
Nicoletta Volante, Dipartimento Scienze Storiche e Beni Culturali
APPROFONDIMENTI
– Lavazza S., 2014 Chiara Vigo l’ultimo Maestro di bisso, Carlo Delfino editore.
– Ventura G., 2014, L’Ostrica e la Pinna: storia, leggenda e curiosità, Mem. Descr. Carta Geol. d’It. XCVI (2014), pp. 461-500.
– https://www.chiaravigo.it/
Per i più piccoli:
– Nava E., 2015, Il filo d’oro del mare, edizioni PIEMME, il battello a Vapore.